La paura nei bambini

La paura nei bambini

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In questo articolo affrontero’ sinteticamente il tema della paura nei bambini: cos’è e da dove nasce, come gestirla e affrontarla, quali sono gli stili educativi da evitare e come capire se è necessario il supporto di un professionista.

Cos’è e da dove nasce:

E’ un campanello d’allarme interno che ci segnala la presenza di un pericolo o di una minaccia, permettendoci di attivare l’organismo e prepararlo a difendersi con comportamenti di attacco o protezione come la fuga.

La paura è fondamentale per la nostra sopravvivenza quindi è un’emozione naturale, sana e utile e, come le altre emozioni primarie, è iscritta nel nostro patrimonio genetico.

Le paure dei bambini sono assolutamente naturali e derivano dalla continua esplorazione della realtà,  sconosciuta e quindi possibile fonte di minaccia. Se affrontate idoneamente diventano un’occasione di crescita e miglioramento dell’autostima e della conoscenza ed esplorazione di sé.

Le tipologie di paure più comuni nelle diverse fasi evolutive sono:

  • quelle innate, presenti fin dalla nascita, associate a cambiamenti fisiologici repentini, come un forte rumore;
  • quelle legate alla crescita come la paura dell’estraneo (8/9 mesi) e della separazione dal genitore (12/18 mesi con apice a 2/3 anni);
  • dei mostri, dei fantasmi, delle streghe, del temporale e dei tuoni (3/5 anni fino anche a 6/8 anni). In particolare la paura dei mostri e simili è associata all’arricchimento del mondo interno del bambino che sperimenta nuove insicurezze di fronte all’ignoto, le proietta all’esterno sotto forma di figure fantastiche che animano la sua realtà. La loro produzione quindi deriva dal normale pensiero animistico del bambino che vede tutto, appunto, come animato.
  • paure di minacce alla propria incolumità e a quella delle persone di riferimento come quella dei ladri, di essere rapiti, delle malattie (6/12 anni);
  • paure legate all’immagine di sé, al corpo che cambia, al giudizio degli altri (adolescenza);
  • le paure derivate da possibili eventi traumatici.

 

Comportamenti utili e funzionali ad affrontare e gestire le paure:

  • Entrare nel loro mondo e nei loro racconti e aiutare il bambino ad esprimere il proprio vissuto e a comunicarlo.
  • Ascoltare e accogliere le loro paure con cura e autentica attenzione senza offrire soluzioni, mostrando empatia e vicinanza emotiva.
  • Comprendere e rispecchiare i loro vissuti senza minimizzarli, ridicolizzarli, criticarli e giudicarli o fare confronti con gli altri bambini. Ognuno ha i suoi tempi e vanno rispettati. Il contrario genera vergogna, senso di colpa e di inadeguatezza.
  • Essere un buon contenitore emotivo per evitare di costringere i bambini a tenere le paure per se stessi. Il rischio è che imparino a reprimerle per compiacere le figure di riferimento e per non farli preoccupare. Vuol dire rispettare le emozioni dei bambini, dar loro valore e attribuirgli credito, per aiutarlo a riconoscerle e a non confonderle dentro di se.
  • Comunicare ai propri bambini la consapevolezza che la paura fa parte della vita e che “anche noi quando eravamo bambini abbiamo provato paura e continuiamo ad averla anche da adulti”, ma che può essere affrontata e spesso anche superata con serenità.

Mettere in atto questi comportamenti lo aiuta a:

  • attribuire significati e dare un senso all’ignoto, quindi rendendolo meno spaventoso, avendo come effetto una riduzione della tensione;
  • farlo sentire compreso, accettato e supportato;
  • riconoscere le emozioni e non reprimerle, senza esserne spaventato, savendo come effetto la sperimentazione di un maggiore senso di sicurezza;
  • affrontare le paure da solo e trovare strategie e soluzioni personali che aumentino la sua autostima e la fiducia in sé stessi, con la nostra tenera presenza e senza sostituirci a lui.

Strumenti e strategie utili per affrontare e gestire la paura:

  • Le favole, le fiabe o i racconti gli permettono di identificare e riconoscere le paure e trovare anche esempi di come possono essere superate, di come le difficoltà e i pericoli possono essere risolti e facciano parte di qualsiasi cammino di crescita. Si potrebbe, ad esempio, costruire con i bambini una fiaba in cui loro e il mostro diventano amici, oppure dove il mostro viene presentato con delle fragilità o caratteristiche positive o dove viene sconfitto, sperimentando così una percezione di autoefficacia.
  • Il gioco e il disegno sono un buon palcoscenico in cui il vissuto emotivo prende vita e può trovare la sua espressione.
  • Fare da modello positivo: mostrare angosce, preoccupazioni e paure eccessive trasmette al bambino l’immagine di una realtà incontrollabile e pericolosa. Le paure del genitore vengono interiorizzate per imitazione.
  • Se il bambino ha paura di un oggetto, di un animale o di uno spazio specifici, avvicinatelo insieme lentamente, in tappe e in tempi successivi. Ogni tappa deve essere abbastanza facile da poter essere superata e deve suscitare solo una leggera ansietà, sopportabile per lui (desensibilizzazione).
  • Momento maggiormente critico è il passaggio dalla veglia al sonno perché per lui addormentarsi significa perdere il senso dell’orientamento e quindi entrare in confusione con se stesso, significa distaccarsi dalla rassicurante realtà esterna e soprattutto separarsi dai genitori e affrontare tutto solo il mistero della notte. Fornire al bambino elementi rassicuranti può favorire il distacco e quindi anche la creazione di un buon feeling con l’oscurità.

E’ di fondamentale importanza la vicinanza fisica, il sostegno del genitore prima che il bambino si addormenti. Puo’ essere utile condividere rituali come un bicchiere d’acqua portato a letto o una preghiera se credenti, la lettura di fiabe che presentino il buio e l’oscurità in modo fantasioso e divertente infatti se sono meno spaventose possiamo affrontarle.

Per esempio, se la paura è quella del buio è possibile abituare gradualmente il bambino a restare da solo in un ambiente senza luce, si possono utilizzare delle lucine e accompagnarlo nell’esplorazione degli ambienti poco illuminati, scegliere un compagno fedele da portare con sé, un pupazzo, una bambola, un gioco, aiutandolo a comprendere che la realtà non cambia.

Modalità educative disfunzionali:

Lo stile educativo in cui il bambino cresce può incrementare la numerosità delle paure, impedire lo sviluppo di adeguati sistemi di controllo dell’angoscia e/o far nascere nuove paure legate al sé. I bambini vivono la realtà attraverso i significati del mondo reale che noi adulti gli trasmettiamo, siamo il loro riferimento sociale, leggono la realtà con i nostri occhi quindi, alcune paure dei bambini sono apprese per imitazione e vengono loro trasmesse.

  • Stile educativo iperansioso-iperprotettivo: gli trasmette il messaggio che hanno ragione ad avere paura, idee sul fatto che i pericoli sono dappertutto e bisogna stare continuamente attenti. Lo porterebbe a vivere la realtà come eccessivamente angosciante, creando uno stato di allarme continuo. L’iperprotezione non favorisce la formazione del coraggio.
  • Stile educativo ipercritico: lascia trasparire il messaggio che provare paura sia qualcosa di assolutamente sbagliato. Genitori eccessivamente ipercritici che contestano e sottolineano ogni errore del figlio possono far sorgere un senso
    di inadeguatezza e di incapacità, con riduzione eccessiva dell’autostima e blocchi emotivi o evitamenti nel compiere delle azioni, per il timore di commettere errori. Ciò determina nel bambino paura di sbagliare, di essere disapprovato, bassa stima di sé.
  • Stile perfezionistico: Eccessive richieste di precisione, tipiche di uno stile perfezionistico, possono indurre nel bambino la paura di sbagliare vivendo ogni situazione come se fosse una “verifica”, con grande carico di angoscia e preoccupazione di deludere le aspettative.

Esempi di frasi da evitare:

  • “Sei grande per avere paura di…”: perché attacchiamo la sua autostima, facendolo sentire incapace e inadeguato.
  • “Non avere paura” o “non fare il fifone”: queste frasi alimenteranno in lui l’idea di essere sbagliato e che non è possibile esprimere liberamente le proprie emozioni, portandolo a reprimerle.
  • “Affronta la paura, devi essere forte”: costringendo il bambino ad affrontare le sue paure in modo troppo diretto e brutale. Se non si sente pronto puo’ provare terrore e ingigantirle.

Quando ci dobbiamo preoccupare e dobbiamo rivolgerci ad uno psicologo infantile?

L’aumento della consapevolezza di sé e del mondo da parte del bambino è sufficiente per superare la paura in maniera autonoma quindi, con il passare del tempo, le paure tendono a scomparire da sole.

Le “paure sane” sono:

  • tipiche della specifica età che si sta attraversando;
  • passeggere, mutevoli e facilmente gestibili.

I problemi maggiori nascono quando la semplice paura diventa fobia.

In questo caso la paura:

  • non può essere contenuta con argomenti razionali;
  • porta il soggetto all’evitamento della situazione temuta;
  • è molto più duratura della paura;
  • non è specifica di un’età o di uno stadio di sviluppo particolare;
  • ostacola la vita quotidiana del bambino e gli impedisce un buon funzionamento nella vita domestica e sociale.

Riassumendo:

Ci sono paure tipiche e funzionali alle diverse età che permettono, se ben superate, l’acquisizione di sicurezze rispetto al sé e alla realtà, grazie anche alle figure di riferimento e al loro supporto.

Tra le opportunità ci sono quelle di:

  • sperimentare un maggior senso di sicurezza
  • facilitazione nella costruzione del proprio Sé
  • sviluppare una maggiore fiducia in sé stessi
  • sviluppare una buona autostima
  • sviluppare una migliore capacità di riconoscere le emozioni

Tra i rischi c’è quello di sviluppare:

  • blocchi emotivi
  • fobie
  • bassa autostima

In caso di dubbi è consigliabile rivolgersi ad uno specialista anche solo per una consulenza: saprà tranquillizzarci se giudicherà i timori adeguati all’età o suggerirci le giuste strategie specifiche per aiutare efficacemente il bambino.

Bibliografia

  • Bowlby John, Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Cortina Raffaello 1989.
  • Preuschoff G., Come capire e superare le paure dei bambini, Red Edizioni 1998.
  • D. Goleman, L’intelligenza emotiva, Bur, 1996
  • P. Binetti, F. Ferrazzoli, C. Flora, Ho paura. Che cosa spaventa i bambini: un modo per conoscere e capire le loro paure, ed. Scientifiche Magi, 1999.
  • D. N. Stern, Il mondo interpersonale dei bambini, Bollati Boringhieri, 1987.
  • Kendall P.C. e Di Pietro M., Terapia scolastica dell’ansia, Edizioni Erickson, Trento, 1995.